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Archivio di Stato di Salerno

Donne fuori dagli schemi

Figure femminili atipiche nelle carte d'Archivio

In occasione della “Festa della donna”, l’Archivio di Stato di Salerno espone alcune testimonianze documentarie relative a figure femminili che in modo differente hanno segnato e anticipato diverse epoche storiche, con una vita al di fuori del cliché che tradizionalmente le evoca. Il percorso espositivo è aperto dalle testimonianze relative all’attività medica e alle mulieres salernitanae, a cominciare dalla pergamena altomedievale che attesta l’esistenza di un infirmarius annesso al monastero benedettino femminile di San Giorgio, deputato al ricovero delle monache inferme. Alla sua istituzione dovette contribuire anche la presenza di un'eccellente e prestigiosa classe medica, già attiva nell’XI secolo, ma verosimilmente non ancora nella forma istituzionalizzata della scuola, per la quale bisognerà attendere sicuramente il XII secolo. Una delle più famose ed emblematiche figure della Scuola Medica di Salerno è Trotula de Ruggiero. Le sue teorie precorsero i tempi in molti campi tra cui quello della prevenzione e dell'igiene. Fu autrice di trattati di medicina che mostrano eccezionali conoscenze in campo dermatologico, ginecologico ed ostetrico. La sua figura si inserisce nella lunga tradizione - che attraversa l'Antichità e il Medioevo - delle donne attive in professioni mediche. La sua eccezionalità è dovuta al fatto di aver scritto il proprio insegnamento, ponendolo sul piano di un sapere tramandabile. Al sapere e alla conoscenza è dedicata la sezione “Maestre e alunne”, con l’esposizione di diplomi scolastici della fine del XIX secolo e del cursus studiorum di Maria Zito di Torre Annunziata, che nel 1926 si laureava in Chimica e Farmacia, ottenendone poi le relative abilitazioni. Fuori dagli schemi sono anche le testimonianze documentarie relative alle brigantesse e a quelle donne accusate di aver coperto le bande armate, che imperversavano nel territorio salernitano nei primi anni dopo l’Unità d’Italia.Ma il caso più emblematico del percorso espositivo è la vicenda della truffatrice Filomena Sposato, la presunta Marchesa Venezia, proprietaria dell’ambulatorio “Principessa Iolanda” di Valle di Pompei, utilizzato anche per fornire certificazioni false a militari che non volevano recarsi al fronte durante la guerra.
Referenze

Curatori: Renato Dentoni Litta, Tiziana De Donato, Rosaria Punzi

Realizzazione: Giuseppina Di Falco, Gerardo Citro, Rosa Giannattasio, Isabella Vitolo

Digitalizzazione e post produzione: Enzo Di Somma

Versione Web: Salvatore Amato



Ultimo aggiornamento: 02/05/2023