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Archivio di Stato di Salerno

Mulieres e mediche salernitane

Nel Medioevo, era luogo comune che gli uomini non si occupassero delle malattie delle donne specialmente per ciò che riguardava l’ostetricia e la ginecologia. A Salerno erano presenti le cosiddette Mulieres Salernitanae, famose per la saggezza della loro medicina empirica e per la conoscenza profonda delle piante e del loro uso, esse offrivano rimedi e ricette che i medici stessi accoglievano e praticavano, vi erano poi  chirurghe, farmaciste e specialiste in vari settori che avevano una vera e propria competenza sia medica che psicologica.

Roberto II Gambacorta, guarito dai medici di Salerno

La leggenda narra la vicenda di Roberto II, detto Gambacorta,  colpito da una freccia avvelenata nel corso di una Crociata in Terrasanta. Nel rientrare in Normandia sembra si sia fermato a Salerno per consultare i medici della Scuola Medica. L’unico modo per avere salva vita, secondo quei medici, sarebbe stato succhiare via il veleno dalla ferita, ma sembrava impossibile da realizzarsi perchè eccessivamente pericoloso. Durante la notte, di nascosto, la moglie Sibilla aspirò il sangue infetto, decidendo di rischiare la propria vita pur di salvare il consorte.

Nella miniatura si nota Roberto che saluta e ringrazia i medici, tra i quali sembra essere presente almeno una figura femminile, mentre in un angolo altri medici attorniano Sibilla consumata dal veleno.

 La  miniatura è inserita nel Canone di Avicenna,  medico, filosofo, matematico e fisico persiano. Le sue opere più famose sono “Il libro della guarigione” e, appunto,  “Il canone della medicina”.

L'infirmarius 

[Salerno], agosto [1038]                

Leone diacono, dopo aver comprato, con atto scritto innanzi a Grimoaldo, conte e giudice, da Giovanni, figlio del q. Isari e da Gemma sua moglie, una terra con vigna, canneto e non arbostata, sita in località Andrella, di qua dal fiume Lirino e poco lontano dalla Chiesa di S.Apollinare, dichiara innanzi alla stesso Grimoaldo di offrirla in dono all’infirmario da poco sorto nel Monastero di S.Giorgio, perchè le monache inferme in quello ricoverate recitino preghiere per la salvazione della sua anima; con riserva dell’usufrutto durante tutta la sua vita e con la pena di 200 soldi d’oro costantinopolitani  se egli stesso o i suoi eredi impugneranno la donazione.

(cfr. Pergamene del Monastero di San Giorgio (1038-1698), a cura di Leopoldo Cassese, Salerno, 1950, pagg. 3-5)

Trotula

Proveniva dalla nobile famiglia normanna De Ruggiero, famosa per aver donato parte dei propri beni per la costruzione del Duomo di Salerno e, proprio in questa città,  ebbe la possibilità di specializzarsi in medicina, traendo i suoi studi da Ippocrate e Galeno.

L’idealizzazione della sua figura divenuta quasi leggendaria, ha portato a mettere in dubbio la sua storicità ma, fu proprio un insigne storico inglese, Orderico Vitale (1075-1142), a narrare della venuta a Salerno nel 1059, dello scienziato Rodolfo Malacorona e del suo incontro con una “matrona sapiens” l’unica capace di tenergli testa nel dibattito sulla  medicina, probabilmente Trotula, erede della scuola di Garioponto, morto in quell’anno.

L’essere donna e medico insieme le garantì una stima e una fiducia enorme nella cura delle patologie femminili, tanto che fino a tutto il XV sec. Trotula rimase un autorità indiscussa per ciò che riguardava i problemi e i disturbi relativi alle donne.

Il “De Passionibus mulierum ante in et post partum” è il lavoro più famoso, trascritto per quattro secoli e tradotto in numerose lingue ed edito a stampa nel 1544 da Gorge Kraut, un vero manuale di ostetricia, ginecologia e puericultura, l’altra opera il De Ornatu Mulierum, è un trattato di cosmesi che insegnava alle donne come conservare ed accrescere la propria bellezza e di come curare le malattie della pelle. Da questi due trattati emerge la figura della medico-donna capace  di intervenire per risolvere ogni problema della gente sofferente, sia essa ricca o povera.

Fondamentale era per lei era l’anamnesi del paziente, al fine di individuarne la giusta terapia, dalla lettura delle sue opere si evince che è stata non solo una profonda conoscitrice del corpo femminile ma aveva anche un’alta conoscenza delle piante e dei benefici delle erbe, fu innovativa sotto molti aspetti, considerava fondamentale la prevenzione, proponeva per l’epoca metodi insoliti, sottolineava l’importanza dell’igiene, di un’alimentazione equilibrata, dell’attività fisica, i suoi consigli erano di facile applicazione, erano trattamenti dolci, che includevano bagni e massaggi, decotti, salassi, un ventaglio di proposte per rimuovere i malanni e il dolore. Da vera magistra poi, non ha timore di rivelare verità mai dette e, di risolvere problemi mai risolti, parla da donna a donna in modo pacato e sicuro, le sue lezioni ci parlano con estrema naturalezza di sessualità, contraccezione utilizzando un linguaggio semplice e accessibile a tutti.

  



Ultimo aggiornamento: 02/05/2023